Le donne di Allah

Sono pallide, emaciate. Mortificate da un lungo mantello nero. Sempre molto giovani, sempre con un bambino piccolissimo tra le braccia ed altri 2 o 3 al seguito.

Che portino il Niqab o il Chador, che mostrino il volto o solo gli occhi, nulla cambia.

Nere e tristi come vedove perenni, gli occhi grandi che guardano il vuoto di un futuro fatto di privazioni . Le privazioni che diventano violenze appena lo sguardo si fa più fiero, appena si accenna una volontà.

Gli uomini che le accompagnano non le toccano mai, ebbri del loro concetto di ipersessualizzazione .

Nemmeno le sfiorano. Hanno lo sguardo ostile, gli uomini, consci e compresi di essere portatori di un compito preciso: costruire l'esercito di Allah.

La missione avrà compimento solo quando non ci sarà più un occidentale, un cristiano , o comunque un non-musulmano che possa dare dare voce al pensiero libero.

Queste donne non ridono mai, neanche sorridono. Anche se non fosse proibito, perché dovrebbero? Sono vittime sacrificali, Il loro compito è chiaro.

Per trovare un sorriso nelle future donne di Allah dovete guardare di sfuggita le ragazzine che portano il velo da poco, ancora imbevute dall'addestramento coranico familiare e scolastico e non coscienti della loro sessualità. Ancora giocano, non sanno che diventeranno solo fattrici ed educatrici del crescente esercito di distruttori di civiltà venuto dall' Arabia.

Non altro scopo, altra ragione . Fattrici, allevatrici, schiave, finché saranno utili. Poi , segregate fino alla morte perché non saranno più utili a nessuno. Avete mai visto vecchie donne musulmane in giro? Dove sono, cosa fanno? Nessuno ne parla. Non esistono. Sono invisibili. Nascoste dalle loro stesse famiglie.

In queste "famiglie" non esiste la coppia. Esiste l'uomo che esegue gli ordini di una religione costituzionale, quelli dettati dall'Imam. La donna serve e procrea. Perché così deve essere, lo dice l' Imam , la preclara guida morale e spirituale, capo della comunità islamica, ineffabile rappresentante di un Dio che piangerebbe se solo sapesse come le sue teorie vengono strumentalizzate dalle bestie che usano il suo nome per uccidere.

Nella coppia musulmana nessun accordo, tantomeno complicità. Nessun desiderio di donna che abbia un valore, nessuna volontà riconosciuta, meno che mai palesata. I "migliori" ne parlano con il fratello e il padre di lei, per vedere se la donna debba essere punita o meno, e in che modo.

Vite di donne passivamente guerriere, rinchiuse in una solitudine profonda che si perde in quei begli occhi scuri, tristi, che trapelano solo disperazione.

E neanche possono ascoltarla, quella disperazione, perché un figlio dopo l'altro e la continua minaccia maschile non dà tempo di ascoltare le grida interiori.

Donne prigioniere, che diventeranno assurdamente più libere quando non saranno più adatte per fare bambini. Perdendo il loro ruolo di fattrici potranno finalmente riposare rassegnandosi a fare le serve.

Si lamenteranno nel segreto dei loro conviviali di recluse quando nessun uomo sarà vicino ad ascoltare.

Poi, sconfitte , continueranno a preparare figlie e nipoti al triste destino di un rito sempre uguale , quello bastardo e infinito di forzate guerriere di Allah.

R.B.
(continua)

                                              La bellezza è non aver mai paura di sé .....

                                                    

                                         Il passerotto alla finestra


Lasciami amore. Ma no, aspetta, forse, è colpa del passerotto.

Un passerotto è venuto a rifugiarsi sulla mia finestra. Stamani piove, lui è intirizzito e bagnato, si scuote e mi fa tanta tenerezza. Vorrei toccarlo ma se lo facessi volerebbe via e potrebbe anche morire, fradicio e incapace di volare.

E io mi sento come lui.

Vorrei che tu mi lasciassi. Si, perché io non ne sono capace. Non ce la faccio ma lo vorrei, per non sciupare questo bellissimo sogno che vorrei rimanesse tale nei miei ricordi, una bella allucinazione che mi ha fatto stare bene, che mi ha fatto anche soffrire, ma non così tanto da volere che nulla fosse accaduto. Ma non mi piace vivere con i ricordi di ciò che non è stato. Devo ancora capire.

E quindi non lo faccio.

Il passerotto è ancora lì. Mi sembra che soffra. Tocco con il dito la finestra , di là c'è il suo becco. Aspetto un suo interessamento. No, non si fida, mi guarda un attimo ma non gli interesso. Non si fida. E io vorrei lasciarti perché non mi fido di te, di quello che dici, non credo sia vero. Credo che vorresti che fosse vero.

Che anche tu abbia bisogno di credere a questo bel gioco, perché in fondo lo vuole la tua parte irrazionale nascosta, che non credi di avere ma in realtà esiste, sennò non saresti intrigante.

E questa parte è stata liberata almeno nei tuoi desideri. Se accadesse che ci incontrassimo , lo scontro con la realtà sarebbe diverso. Cadrebbero tutte le esasperazioni più brutte, ma anche quelle più belle. In fondo forse questa storia è assurda e perfetta così. E nella sua naturale evoluzione nel momento in cui ci incontrassimo comincerebbe ad esaurirsi, naturalmente, modificandosi e diventando normale. Sì magari anche bella ma più normale. E avremmo forse perso qualcosa. Ma continuando così qualcosa mi manca. Anzi mi manca moltissimo. Ho paura di perderti e ho paura di averti. Come è difficile. Come vorrei che tutto accadesse senza che io debba decidere niente. Che fosse stato tutto naturale e non così esacerbato. Che fosse accaduto in un altro modo.

Il passerotto ha chiuso le ali più che ha potuto, è diventato una piccola palla, si vedono solo il becco e le zampine aggrappate allo spigolo scivoloso. La gronda non basta a salvarlo del tutto dalla pioggia. Faccio piano tic tic sul vetro, ma lui non si gira nemmeno. Cerco di aprire la finestra con estrema delicatezza, si spaventa ma non può volare, scivola e si aggrappa disperatamente con le zampine. Mi allontano, è chiaro che non mi vuole e che lo spavento. Non riesco a farmi capire da lui.

Sto diventando triste, forse è la pioggia , la pioggia mi piace ma mi fa diventare malinconica.

Forse è l'amore . Forse è la mancanza di te. Forse è il desiderio di te. Forse è l'emozione che mi dai , il turbamento che mi dai, il piacere che mi dai. Forse è quello che non è stato, forse è quello che non sarà. E la mia aggressività quotidiana è solo uno sfogo perché in qualche modo questa carica di insoddisfazione che ho dentro si deve manifestare.

Che strane sensazioni affastellate. Forse le ho già provate a 15 anni. Ma no, erano molto diverse. Adesso le capisco bene, sono più forti e più pervasive perché c'è dietro tutta la mia esperienza e la consapevolezza di quello che sono e di quello che vorrei. E' come un uragano che non si placa e che muta la sua forza durante il giorno, passando da una brezza leggera a un vento forte a una tempesta, durante la quale mi devo aggrappare alle mie certezze per non volare via, ma è difficile concentrarmi sulle certezze che adesso non sono più tali.

E allora mi devo concentrare sul metodo, sulle tecniche di sopravvivenza. In queste sono molto brava. Questo mi consente di restare nell'occhio del ciclone, in una calma apparente dove cerco di godere del meglio di te, di noi. Posso governare il ciclone adattando le mie mosse alla sua potenza. Ma lui resta lì, pronto a distruggermi se mi lascio andare. E allora devo stare attenta e usare la mia parte razionale, costruita negli anni. Che fatica. Ma non rinuncerei a nulla di tutto questo. Sarò felice finché ce la faccio perché sento di aver bisogno di te.

Ed è molto. Ma non mi fido di te.

E' cessata la pioggia. Il passerotto con un vigore insospettabile scuote rapidamente le ali schizzando via tutte le gocce dal suo corpicino in una incredibile miniatura di luccichio disintegrato. Parola che mi spaventa, disintegrato. Lo ha fatto così forte che pensavo rimanesse solo il becco. Ma è forte di nuovo, si gira verso di me che sono dietro la finestra , delusa. E' come se mi dicesse "ma chi ti ha cercato'". Spicca il volo e sparisce , mi lascia interdetta e stupita, con un senso di vuota mancanza.

Il passerotto mi ha lasciato. Così piccino è più forte di me. E io vorrei che tu mi lasciassi amore ma non lo fare perché non ti perdonerei.

Accidenti al passerotto.


Copyright Barbara Raval Ottobre 2012

scrivi a: barbararaval@virgilio.it  whats app :  +39 3356207690
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia